"Keith Haring a Pisa: una mostra, una piazza, il restauro"

"Tuttomondo 2012" - Palazzo Blu, PISA
fino all' 11 Novembre 2012


Una piccola ma preziosa mostra, organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu in collaborazione con il Comune di Pisa e la Fondazione Keith Haring di New York e con il patrocinio del Presidente della Regione Toscana.
Saranno esposte, presso la Sala della Biblioteca di Palazzo Blu, sei opere originali di Haring realizzate tra il 1987 e il 1989 per il Pop shop. 

Alcune foto e un video raccontano invece la storia del murale e del restauro appena terminato di questa eccezionale opera d’arte che occupa una parete di oltre centottanta metri quadrati nel centro della città di Pisa.

Il restauro ha riportato l’opera al centro dell’attenzione dei Pisani e ha offerto l’occasione per ripensare la piazzetta antistante e promuovere un intervento di valorizzazione nel senso di una migliore fruizione del murale, senza tradire l’idea di arte espressa da Haring e il messaggio universale di Tuttomondo. In questo contesto ben si colloca la scelta di intitolare la piazza a Haring, ultimo tributo di riconoscenza all’artista scomparso prematuramente e al dono che lui fece alla città di Pisa.
La mostra, ad ingresso gratuito, è allestita nella Sala della Biblioteca di Palazzo Blu.

Il murale di Pisa (1989)

L'idea di realizzare un murale a Pisa nasce in modo casuale a seguito dell'incontro per strada a New York tra Haring e un giovane studente pisano. Il tema è quello dell'armonia e della pace nel mondo, visibile attraverso i collegamenti e gli incastri tra le 30 figure che, come in un puzzle, popolano i centottanta metri quadrati della parete del Convento di Sant'Antonio.
Ogni personaggio rappresenta un diverso "aspetto" del mondo in pace: le forbici "umanizzate" sono l'immagine della collaborazione concreta tra gli uomini per sconfiggere il serpente, cioè il male, che stava già mangiando la testa della figura accanto, la donna con in braccio il bambino rimanda all'idea della maternità, i due uomini che sorreggono il delfino al rapporto con la natura. Sceglie colori dalle tonalità sottili, che attenuano la violenza cromatica che lo aveva da sempre contraddistinto, recuperando in parte i colori dei palazzi pisani e della città nel suo complesso, per rendere l'opera compatibile con il contesto socio ambientale dove è collocata. É l'unica opera di Haring che viene concepita sin dall'inizio come "permanente", non effimera e destinata a scomparire nell'uso o nella serialità della comunicazione di massa, infatti impiega più tempo ad eseguirla: una settimana, rispetto all'unico giorno con cui era abituato a realizzare gli altri murales.
Il primo giorno disegna da solo la linea di contorno nera, senza bozzetto preparatorio, poi nei restanti giorni, aiutato da degli studenti e dagli artigiani della Caparol Center, che ha fornito le vernici scegliendo delle tempere acriliche che potessero mantenere intatta la qualità dei colori per molto tempo, esegue la colorazione. Il murale ha insolitamente un titolo: "TUTTOMONDO", parola che riassume la sua costante ricerca di incontro e di identificazione con il pubblico, esemplificata in questo caso dal personaggio giallo che cammina, o che corre, posto al centro della composizione sullo stesso piano di un ipotetico passante. I trenta personaggi del murale hanno la vitalità e l'energia tipiche di Haring e del suo incessante fervore creativo che gli ha consentito di lasciare, pochi mesi prima della morte per Aids, un'opera che è prima di tutto, un inno alla vita.