"Paolo Scirpa. Luce vera - spazio simulato"

Galleria Allegra Ravizza, MILANO / Maab Studio d’Arte, PADOVA
20 Novembre 2012 - 18 Gennaio 2013


Una mostra in due sedi, Milano e Padova, a cura di Marco Meneguzzo, incentrata sull’attività storica di Paolo Scirpa.
Questo progetto, fortemente voluto dai due galleristi, non vuole essere unicamente un osservatorio privilegiato sul lavoro dell’artista siciliano trapiantato a Milano, ma anche uno spunto di riflessione storica sulla presenza,

nella storia dell’arte contemporanea italiana, di personalità singole di forte spessore espressivo e inventivo, che vanno riscoperte alla luce di un rinnovato interesse per gli anni '70 e per l’attenzione che oggi anche in campo internazionale si pone verso ogni esperienza ottico-percettivo.
Viene presentata in mostra una selezione di "Ludoscopi", opere luminose realizzate a partire dagli inizi degli anni ’70 che, grazie a un inganno ottico si protraggono all’infinito. In esse la luce, emanata da tubi al neon piegati secondo le forme geometriche “platoniche”, e riflessa da pareti specchianti si moltiplica in una serie di traslazioni e di incroci che superano lo spazio fisico dell’opera, simulando uno spazio concettualmente infinito.
L’interesse per la luce, da parte di Scirpa, nasce dalla tensione spirituale, dalla ricerca dell’infinito nella sfera più profonda della condizione umana, nonostante l’utilizzo di materiali di consumo o elettrici, come in questo caso, venga talvolta interpretato con l’assenza di significato come ad esempio nella ricerca minimalista o nell’arte cinetica: l’artista tratta infatti la luce ideale, come fu concepita e studiata dalla filosofia medievale e dall’ottica protoumanistica, ancora permeata di trascendenza religiosa e persino mistica.
Così, la ricerca di Scirpa - nonostante oggi venga riproposta in maniera formalmente identica da altri artisti come cosa nuovissima e originale –se ne distacca per questa attenzione al lato spirituale e al significato contemplativo che la luce, intesa come metafora dell’essere “illuminati”, ha sempre portato con sé in tutte le esperienze di riflessione e di indagine interiore.
Il lavoro di Paolo Scirpa (Siracusa, 1934) è sempre stato proteso ad una ricerca interiore fuori da ogni legame di appartenenza.
Dagli anni '70 passa da una iconografia bidimensionale alla modularità di uno spazio oggettuale che la luce e gli specchi trasformano in polioggettuale. La sua ricerca si orienta verso una dimensione in cui luce e spazio divengono protagonisti immateriali e spettacolari. L’artista è interessato a rappresentare non tanto la luce reale quanto la luce “ideale” cioè l’idea dell’infinito e per questo si serve dei mezzi a sua disposizione, tubi luminosi e specchi. Realizza i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio.